Chiunque sia nato prima del 1970 ricorda sicuramente dove si trovava il 2 agosto 1980, quando una bomba fascista uccise 85 innocenti alla stazione di Bologna.
Tra quegli innocenti c’era chi quella mattina lavorava, chi partiva per le vacanze, chi tornava dalle vacanze e poi c’era lei, Angela, 3 anni, che avrebbe potuto diventare una ballerina, un’impiegata, una madre, una scienziata, un insegnante e invece è solo una fotografia su una lapide funebre.
La strage di Bologna è il nostro “11 settembre ” con l’aggravante che tanto gli esecutori materiali quanto i depistatori che li hanno protetti sono anch’essi Italiani. E tipicamente italiana è la storia di mandanti occulti e di depistaggi clamorosi messi su da una regia solo parzialmente scoperta dalle indagini.
Manca, come sempre accade nel nostro Paese, l’ultimo tassello: scoprire i mandanti di questa strage di Stato.
È il passo più difficile che, se fosse compiuto, permetterebbe di svelare i misteri di tutte le stragi avvenute in Italia in quegli anni di piombo. Sarebbe l’ unico modo per consentire alle lancette dell’orologio della stazione di Bologna, ferme da 35 anni, di riprendere finalmente a scansire le ore di giornate un po’ meno dolorose per i familiari delle vittime e per tutti noi.