Il suono di una Napoli in continuo divenire. Un suono inconscio, ibrido, che supera clichè e luoghi comuni, in un crossover che fonde rock, reggae, blues, rap, dub, jazz per raccontare spazi di libertà, ma anche la rabbia, la bellezza, la miseria, la discriminazione, lo sfruttamento sul lavoro, il disagio delle periferie, il battito della vita.
È la poesia e la magia del Neapolitan Power che incrocia la visione del Dum Dum Republic, terra di naviganti, poeti e sognatori. Un legame con l’anima partenopea espressa già nelle scorse settimane dal tributo di Raiz & gli Almamegretta a Pino Daniele, con un’originale versione dub di “Yes I Know my way” nello stile tipicamente Alma.
Una Napoli che ritorna sull’arena del mare della repubblica indipendente del Dum Dum con due straordinari concerti al tramonto. On stage due icone, due mostri sacri, Marcello Coleman e James Senese.
Reggae Revolution questa domenica, 12 luglio, start ore 17 con la “VoodooVibe” di Coleman, il musicista “nero a metà” nato da padre americano e madre napoletana, vocalist degli Almamegretta fino al 2013 e che, a dieci anni da Alternegro, ha deciso di ritornare in studio per il suo nuovo disco.
“VoodooVibe esprime la vibrazione profonda e primitiva che muove tutto in un unico battito del cuore – spiega Coleman – Con questo nuovo album mi sono finalmente dedicato a me stesso. Dopo anni in cui ho lavorato sempre per altri, era arrivato il momento di pensare a me. Voodoo Vibe riassume tutte le mie impressioni, le mie sensazioni sui nostri giorni. È un progetto intimo ed emotivo”.
Nove tracce in cui fonde il reggae con il funk, il jazz, strizzando l’occhio alla posse per affrontare temi quali l’integrazione, il disagio sociale, la tolleranza. Per declinare temi forti in una musicalità leggera, che faccia ballare ma anche pensare, VoodooVibe, prodotto Carlo Rossi, missato da Diego Sorano (fonico/dubmaster) vede anche per la prima volta la partecipazione di Nathan Coleman (figlio di Marcello ndr) alle chitarre, è un lavoro all’insegna della contaminazione musicale che invita alla contaminazione umana vissuta, toccata con mano da Coleman nei suoi continui viaggi a Bruxelles, dove alloggia nel quartiere congolese, pieno di musicisti ed artisti che lo hanno influenzato profondamente con le loro storie e riflessioni e dove il nero, il diverso, è considerato parte del tutto.
VoodooVibe racconta il superamento dell’omologazione che genera schiavitù, descritta nel brano “Acqua santa”. E ancora l’incoraggiamento, il messaggio di speranza per resistere alla voglia di migrare di “Wote ndani ya”, di lasciare la propria terra d’origine, ‘terra mamma e mariola’, per approdare in una “Terra morta” che – parafrasando Pino Daniele – ‘forse ‘na vota era ‘e mille culure, ma oggi ‘o fuculare è o ‘scuro’ .
La lotta ad ogni forma di discriminazione è uno dei fili conduttori dell’album, forse più evidente in “M’ vec’”, che narra di storie di ordinario razzismo, ed in“Dio è addovà”, la ballad soul con venature reggae che invita a migliorarsi continuamente, senza nascondersi dietro un’ideologia: nessun colore, nessuna religione. Puro reggae, con solo ritmi in levare in “Come Closa” con la partecipazione di Bunna from Africa Unite e della splendida “Jah Du”.
Domenica 19 luglio, protagonista dei grandi live al tramonto del Dum Dum Republic sarà invece James Senese & Napoli Centrale, formazione cult che è riuscita a miscelare nel proprio suono la melodia della tradizione popolare napoletana alle più innovative e sperimentali sonorità jazz-rock, in una fusione che è stata una vera rivoluzione.
“Sono nato nero e sono nato a Miano, suono il sax tenore e soprano, lo suono a metà strada tra Napoli e il Bronx, studio John Coltrane dalla mattina alla sera, sono innamorato di Miles Davis, dei Weather Report e in più ho sempre creato istintivamente, cercando di trovare un mio personale linguaggio, non copiando mai da nessuno… il mio sax porta le cicatrici della gioia e del dolore della vita”. James Senese
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