Legambiente: elevata carica batterica nei fiumi, tra i quali foce Sarno

Su trentuno punti monitorati lungo le coste della Campania, 14 presentano un carico batterico elevato e per 13 di questi il giudizio è di “fortemente inquinato”. Nel mirino finiscono ancora una volta foci di fiumi, canali e scarichi che mettono a rischio non solo la qualità delle acque di balneazione, ma la stessa salute dei cittadini. E se da un lato la situazione – complice anche la particolare capacità depurativa del mare campano – sembra migliorare rispetto agli anni passati, è evidente che la carenza depurativa e la gestione del servizio idrico in generale deve essere una delle priorità dell’agenda politica della nuova giunta regionale. Il rischio è perdere i fondi attualmente disponibili per la carenza di progettazione e continuare a pagare salatissime multe all’Unione Europea.
È questo in sintesi l’esito del monitoraggio effettuato in Campania da Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane – realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati – presentato questa mattina a Napoli, presso la sede della Capitaneria di Porto, da Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente, da Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania e Giancarlo Chiavazzo, responsabile scientifico di Legambiente Campania, alla presenza del vicepresidente della Giunta regionale della Campania Fulvio Bonavitacola e dell’Ammiraglio Antonio Basile.

“In Campania ancora una volta emerge l’esigenza di assicurare un’azione istituzionale coordinata e coerente per tutelare il mare e le aree costiere, nonché le importantissime risorse ambientali, sociali ed economiche ad esse connesse – dichiara Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente -. Le criticità evidenziate dal nostro monitoraggio sul fronte della depurazione non sono certamente nuove e gli stessi dati Istat (aggiornamento al 2012) evidenziano come la quota di carichi inquinanti civili trattati in questa regione è pari a meno del 60%. Non è solo la costa ad essere però in pericolo. Goletta Verde quest’anno sta inoltre portando avanti con forza la battaglia contro l’assalto all’oro nero, sia in mare che in terra, e ci sorprende che il neo governatore De Luca, dopo le recenti dichiarazioni contro le trivelle nella sua regione, non abbia aderito al “Manifesto di Termoli” al quale stanno aderendo sempre più regioni allo scopo di bloccare la deriva petrolifera del governo Renzi. Il nostro appello è quello di dimostrare un radicale cambio di passo rispetto al passato, per fermare il dissennato sfruttamento che per troppi anni ha colpito le eccezionali bellezze paesaggistiche, culturali e ambientali di questa terra”.

Nei confronti dell’Italia, inoltre, grava una procedura di infrazione proprio riguardo alla depurazione e la Campania, purtroppo, spetta un posto di primo ordine in termini di numero di agglomerati depurativi posti sotto la lente. Dagli ultimi aggiornamenti risultano infatti 108 su 151 gli agglomerati della Campania cui viene contestata la non conformità ai dettami della direttiva comunitaria sulla depurazione. Inadeguatezza che secondo i calcoli del Governo, comporterebbe, a partire dal 2016 e fino al completamento degli interventi di adeguamento richiesti, una multa di 21 milioni di euro all’anno.
“Oggi presentiamo un bilancio da un lato non particolarmente negativo per la Campania, ma sono dati che non devono far abbassare la guardia. Quello dei servizi idrici è un settore vitale, ma che in Campania è in pieno caos, con il grave rischio tra l’altro di perdere fondi già disponibili a causa della mancanza di progetti – commenta Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania -. Il nostro appello alla nuova Giunta Regionale è quello di affrontare seriamente e con urgenza il tema della riorganizzazione dei servizi idrici. Così come da affrontare vi è anche l’attuale situazione dell’Arpac, l’agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania che purtroppo da anni non è posta nelle condizioni di assolvere al compito cui è preposta, spesso non riuscendo ad assicurare le attività essenziali. La Regione ha di fronte una sfida che non può perdere se davvero si vuole immaginare uno sviluppo diverso per questo territorio”.
Sia a livello nazionale che regionale alle criticità sul fronte della depurazione ha fatto seguito la nomina di commissari, la programmazione di risorse economiche ad hoc, fondi CIPE e Fondi Comunitari del Programma Operativo 2007-2013. La situazione registra tuttavia criticità anche sul fronte della attuazione della spesa. Per far fronte alla prima condanna da parte dell’Ue del 2012, infatti, era stato stimato un fabbisogno per questa regione di circa 214milioni di euro e di questi la delibera CIPE 60/2012 ne stanziava circa 212 milioni (più altri 2milioni da altre risorse). Per ora sono state, però, sbloccate solo 3 opere per circa 38milioni mentre risultano bloccate altre quattro opere per un importo di 175milioni.

I prelievi e le analisi di Goletta Verde sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente dal 16 al 20 luglio scorso. I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e abbiamo considerato come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori. L’obiettivo del monitoraggio di Goletta Verde è, bene specificarlo, è quello di individuare i punti critici di una regione e le pressioni inquinanti che ancora gravano sulla costa, analizzando il carico batterico che arriva in mare prevalentemente dalle foci di fiumi, canali o scarichi non depurati. È quindi un monitoraggio puntuale che non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, né Legambiente assegna patenti di balneabilità, ma restituisce comunque un’istantanea utile per individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni.
Ecco nel dettaglio i campionamenti eseguiti lungo la costa campana.
Diciotto i prelievi effettuati in provincia di Napoli, sette dei quali con valori elevati di inquinanti e per sei di questi il giudizio è di “fortemente inquinato”. Si tratta dei campionamenti eseguiti allo sbocco del canale di Licola, a Pozzuoli; alla foce dell’alveo Volla a San Giovanni a Teduccio; alla foce del fiume Sarno a Castellammare di Stabia; alla foce del Lagno Vesuviano nel comune di Ercolano; al rivo San Marco di Castellammare di Stabia (corso Garibaldi); alla foce del canale Olimitello in località Maronti di Barano d’Ischia. Inquinato, invece, il giudizio per il prelievo alla spiaggia antistante il lungomare garibaldi di Castellammare di Stabia. Valori nella norma per gli altri prelievi effettuati in provincia di Napoli: a Mappatella Beach sul lungomare Caracciolo di Napoli; al canale di sbocco a mare del canale Fusaro di Bacoli; spiaggia di Alimuri a Meta di Sorrento; di fronte allo scarico presso il lungomare Marconi nel comune di Torre Annunziata; spiaggia sulla litoranea in località Ponte della Gatta a Torre del Greco; spiaggia Mortelle a Portici; spiaggia del porto di Procida; spiaggia lingua fronte Punta Lingua a Procida; spiaggia Maronti presso Olmitello a Barano d’Ischia; spiaggia Cava dell’Isola e spiaggia località La Chiaia di Forio.
Nove campionamenti eseguiti in provincia di Salerno, quattro dei quali fortemente inquinati: alla foce del fiume Irno su lungomare Clemente Tafuri a Salerno; alla foce del rio Arena in località Ogliastro Marina a Castellabate; alla foce del torrente Asa a Pontecagnano Faiano; nei pressi del canale di scarico località Lido Lago a Battipaglia. Entro i limiti i campionamenti eseguiti alla spiaggia antistante via Mantegna sul lungomare Marconi a Salerno; alla foce del fiume Picentino a Pontecagnano Faiano (località Torre Picentino); alla foce del fiume Capodifiume a Torre di Paestum-Licinella a Capaccio; alla foce del fiume Solofrone ad Agropoli.
Infine, quattro prelievi eseguiti nel casertano, tre dei quali fortemente inquinati: alla foce della Fiumarella e alla foce del torrente Savone a Mongradone; alla foce del Regni Lagni a Castel Volurno. Nei limiti invece il prelievo effettuato alla foce del fiume Garigliano a Sessa Aurunca.

Legambiente ha anche presentato un reportage fotografico (realizzato da Anna Paola Montuoro) sul viaggio dei tecnici di Goletta Verde lungo le coste della Campania. Le foto, per libero utilizzo giornalistico, citando l’autore, sono disponibili a questo link: http://bit.ly/FotoCampania

Tra i fattori inquinanti, troppo spesso sottovalutati, c’è anche il corretto smaltimento degli olii esausti. Proprio per questo anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è main partner della storica campagna estiva di Legambiente. Attivo da 31 anni, il COOU garantisce la raccolta degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale, che vengono poi avviati al recupero. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. “La difesa dell’ambiente, in particolare del mare e dei laghi, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”, spiega il presidente del COOU Paolo Tomasi. L’operato del Consorzio con la sua filiera non evita solo una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese.

loading ads