Violentata in pieno giorno e in una zona residenziale : il racconto choc di Maria (nome di fantasia) ha inizio giovedi 28 maggio.
Ventun’anni, occhi gonfi per le tante lacrime versate e lo sguardo perso di chi ha appena vissuto il più brutto degli incubi per una donna: la giovane, nata a Pagani, ha deciso di parlare per denunciare lo stato di totale abbandono in cui versano alcune zone di Sant’Egidio del Monte Albino e per evitare che storie simili alla sua si ripetino.
Maria stava percorrendo via Falcone intorno alle 17.30 quando ha notato un’auto parcheggiata nei pressi di un bar molto frequentato con a bordo due uomini che la stavano fissando.Un attimo dopo la vettura si è allontanata e la giovane ha imboccato via Sorvello, tratto della variante largo poco meno di tre metri che da via Carlo Tramontano a Pagani prosegue fino a raggiungere il cimitero di Sant’Egidio. Arrivata al sottopasso,l’amara sorpresa : i due, protetti dall’oscuritĂ del tunnel, erano lì ad aspettarla.
Probabilmente conoscevano i suoi spostamenti:dopo aver percorso via Sorvello nel senso di marcia opporto a quello di Maria per imbattervisi di fronte, infatti, si erano nascosti certi della sua venuta.Per la sventurata non c’è stato nulla da fare: è stata afferrata e caricata di peso sull’auto.“Quello seduto sul sedile anteriore mi teneva per i polsi” ha raccontato “mentre l’altro, su quello posteriore, mi ha spostato le mutandine e ha abusato di me.Quando ho capito che stava per ricominciare, gli ho dato un calcio nel ventre e mi ha cacciata via, spingendomi contro un muro.
Mi sono sentita male e mi sono accasciata al suolo.A quel punto, l’uomo è risalito in auto e si sono allontanati.”Riprese le forze, Maria ha telefonato ad un’amica che è subito accorsa in suo aiuto. Tremante e sotto choc, è stata condotta all’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore dove specifiche analisi hanno confermato l’abuso che i medici hanno definito di “brutale violenza”.
Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri della Tenenza di Pagani presso cui è stata sporta denuncia il giorno stesso.La vittima fa fatica a parlare della drammatica esperienza che, secondo la sua percezione, “è sembrata durare una vita” : al suo fianco, per darle sostegno e tranquillità , ora ci sono familiari e amici.Le indagini sono ancora in corso.
Del suo aggressore, Maria è riuscita a fare un identikit abbastanza accurato : capelli scuri, carnagione chiara, barba incolta.Indossava scarpe Hogan,un braccialetto in acciaio,una maglia blu e aveva un dialetto tipicamente campano. Dell’uomo seduto al volante, invece, la ragazza non ricorda alcun particolare.
Enrica Granato