E’ bastato un solo mese di assessorato per farmi rendere conto e toccare con mano che non era possibile continuare, poco tempo a disposizione, è vero, ma subito tante ragioni per andare via e mettere in piedi un’altra cosa, Polis SA.
Ai primi amici che ho incontrato e ai quali ho proposto il progetto, il credito me lo hanno posto per stima ma quando dicevo che le priorità erano essenzialmente due, una nuova classe dirigente e la filiera istituzionale, qualcuno storceva il muso. Andarono sulla fiducia ma oggi possiamo affermare che forse avevamo visto giusto. Due amici, adesso sindaci, Michele Strianese e Cosimo Ferraioli, non ebbero dubbi a dirci sì. Dieci consiglieri comunali di tutta la provincia assentirono, una scommessa alla Regione ci ha incontrato, Luca Cascone. Ad Enzo Servalli abbiamo sacrificato nostri candidati, così come in altri comuni ci sono state nostre presenze in liste. Le altre province della Campania ci stanno accompagnando, a cominciare da Napoli ed Avellino. Centinaia di persone ormai sono con noi perché credono in un progetto, credono nell’idea che incarna Polis SA.
Una mia cara amica mi ha scritto “Polis fa paura perchè ha molti consensi e dimostra di avere esponenti competenti che parlano con cognizione di causa. Fa paura perchè parla a destra e sinistra. Fa paura perchè ha captato politici e giovani che hanno la stoffa per emergere. Per me Polis deve essere aperta ma dura contro l’inefficienza e la stupidità di chi boriosamente siede al potere. Attenti però a non cadere nell’ostruzionismo ottuso da opposizione ad oltranza altrimenti non è diverso da nessuna altro movimento politico e Polis SA non avrebbe motivo di esistere e rappresentare l’alternativa”
Noi non vogliamo una elementare idea di territorio e di una prospettiva minima di esso. E lo scappare dei tanti professionisti, delle tante attività produttive e delle residue risorse umane lo dimostrano.
SA sta per Sviluppo e Azione (non a caso), le altre parole che ci accompagnano sono altrettanto importanti e significative: emersione, conoscere, sviluppo, Sud, impresa, periferia e tutte sono collegate tra esse, in maniera indissolubile.
Aggiungerei però alle parole di prima un’altra, temporanea e a tempo: ristrutturare.
Il silenzio fino ad ora era d’obbligo, bisognava dare i tempi giusti per non creare né alibi né martiri, ma adesso basta.
Il centro è cieco e dai margini non può che vedersi la verità, e queste non possono essere più le nostre città.
Mimmo Oliva