Il calcio in crisi: fare il pallone è difficile per molti club

Una nuova geografia calcistica sta per delinearsi nel calcio italiano, dettata dalla difficoltà di sostenere economicamente i club. In Toscana, la formazione del Pisa viene messa in vendita per la simbolica cifra di 1 euro, in Puglia il Martina Franca scrive al sindaco nella speranza di un aiuto da parte dell’ente comunale, in Campania il Benevento è alla disperata ricerca di un nuovo proprietario dopo la fuoriuscita del patron Vigorito. Tre esempi che la dicono lunga su quanto sia difficile gestire una squadra in Lega Pro e che è il segno di un possibile default da parte di altre società. Il calcio professionistico di terza serie sta vivendo momenti difficili e già dei primi segnali si erano registrati in corso di questo campionato: Monza, Savoia e Barletta. E se Atene piange, Sparta non ride. Anche in serie D le cose non vanno alla grande, basti pensare alle recenti vicende societarie della Cavese: grande partenza, solidità del progetto e un finale tra mille difficoltà con rischi per il prossimo futuro calcistico. Fare calcio è diventata una cosa difficile ed economicamente svantaggiosa. Difficoltà visibili anche nella nostra realtà “nocerina”, se pochi anni fa si calcavano i campi della serie B, oggi si fa fatica ad allestire anche una squadra dilettante. Forse è giunto il momento di pensare ad un calcio più allargato, ai tifosi in particolare: l’azionariato popolare potrebbe essere una via d’uscita. Un cambio di rotta ci vuole e anche dall’alto bisognerebbe sforzarsi ad alleggerire i costi di gestione delle società, introducendo ad esempio un tetto agli stipendi dei calciatori. Misure possibili e praticabili, basta semplicemente volerlo.

Giuseppe Colamonaco

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