I militari del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Salerno, al termine di articolate indagini avviate nel settembre 2012, dirette da questa Procura della Repubblica, hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo disposto per un valore complessivo di oltre 6 milioni di euro, per delitti di frode fiscale.
Tra le condotte contestate anche la truffa aggravata ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Le attività sono state svolte nei confronti di una nota impresa salernitana operante nel settore della commercializzazione di pezzi di ricambio per autoveicoli e dei due rispettivi amministratori, originari della provincia salernitana, denunciati per i reati commessi.
Le ispezioni hanno via via messo in luce complessi artifici documentali posti in essere già dall’anno 2009 e proseguiti negli anni successivi, con l’intento di “nascondere” materia imponibile da tassare e connotati da speciale insidiosità e artificiosità dell’ ” architettura” contabile escogitata.
Lo schema del meccanismo di frode prevedeva:
Ø l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, per oltre 7 milioni di euro, al fine di “gonfiare” i costi di costruzione di un noto centro direzionale di Pontecagnano;
Ø l’effettuazione “solo sulla carta” di una scissione societaria, operazione straordinaria non tassabile, per nascondere in realtà la vendita del centro direzionale (operazione invece interamente tassabile);
Ø il conseguente mancato pagamento delle imposte riferibili alle operazioni descritte (IRES e IVA), per oltre 6 milioni di euro.
Nel dettaglio, mentre veniva costruito il centro direzionale, negli anni dal 2009 al 2011, gli indagati si preoccupavano di trovare, accanto ai veri fornitori dei materiali edili e ai prestatori d’opera, altri soggetti compiacenti che emettessero fatture false in misura pari ai costi effettivamente sostenuti per la costruzione. Alla fine il centro direzionale è risultato costare il doppio di quanto realmente speso.
Il passaggio successivo è consistito nel fingere di effettuare un’operazione aziendale straordinaria, nella forma della scissione d’azienda (quando da una società se ne creano due o più), che, in quanto tale, è soggetta al regime di “neutralità fiscale” (ossia non sconta imposte), mentre in realtà si voleva semplicemente vendere il centro direzionale ad una società sempre facente capo ai medesimi soggetti e costituita appositamente per la gestione dell’edificio.
Da ultimo, gli ideatori della frode hanno occultato i compensi maturati della cessione del centro direzionale.
La condotta così posta in essere ha depauperato le casse dello Stato di milioni di euro.
Occorre inoltre mettere in evidenza che siffatte forme di “imprenditorialità” non costituiscono investimenti duraturi sul territorio, in quanto il lucro d’impresa si realizza in parte (e talvolta solo) con la frode fiscale e l’interesse finale di chi la compie è quello dell’occultamento delle vicende societarie; motivo che spesso porta a veloci messe in liquidazione, licenziamenti e alla dissoluzione dell’impresa creata, che passa di mano.
Gli indagati avevano anche ottenuto la cassa integrazione per i dipendenti, mentre domandavano loro di continuare a lavorare, e sono stati perciò deferiti all’Autorità giudiziaria anche per truffa aggravata ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Il sequestro di oltre 6 milioni di euro è stato possibile grazie alla normativa che consente di sottrarre a chi commette delitti fiscali i beni e le disponibilità finanziarie anche nella forma per equivalente, ossia su beni diversi da quelli utilizzati per commettere il reato o che ne costituiscono il beneficio.
Il sequestro si inserisce nel più ampio quadro dell’attività d’indagine svolta anche nei confronti dei soggetti collegati, che ha complessivamente appurato un’evasione di oltre nove milioni e mezzo di euro di materia imponibile alle imposte sui redditi, nonché I.V.A. sottratta alle casse dello Stato per oltre quattro milioni e mezzo di euro, consentendo la denuncia, a vario titolo, di otto persone per reati fiscali e comuni.
L’eseguito provvedimento ha così permesso di sottrarre agli indagati beni costituiti da denaro contante, quote sociali ed altre utilità, frutto della scoperta ingente evasione fiscale.