“Una persona veramente in gamba, irreprensibile, affidabile ed un soldato di serie A, di prima scelta, educato ma non per questo privo di polso”.
Così i commilitoni del 183° reggimento paracadutisti Nembo (reparto dell’esercito italiano inquadrato nella Brigata paracadutisti “Folgore”) hanno ricordato il caporal maggiore Massimiliano Randino, a tre anni esatti dall’attentato in Afghanistan, nel corso della cerimonia che il 29 ottobre ha visto assegnare alla sala briefing della caserma Marini di Pistoia una targa dedicata al giovane.
Il trentaduenne, infatti, è tra le vittime dell’ attacco suicida a Kabul del 17 settembre 2009, quando due blindati Lince in servizio di scorta furono affiancati da un’autobomba imbottita di circa 200 kg di tritolo.
“Avere quell’ aula briefing al Comando dedicata a mio fratello” commenta Roberto Randino “è importante perchè mi fa piacere constatare che l’Esercito Italiano ed il Nembo non l’hanno dimenticato.Con questa intitolazione il nome di Massimiliano Randino nella caserma non sarà solo quello di un caduto in un attentato ma anche di quella luce che lui sapeva emanare e che è li presente.E sarà ricordata ogni volta che si riunirà il Nembo”.
Nell’ esplosione persero la vita anche numerosi civili afgani e cinque militari italiani della Folgore: Antonio Fortunato, Roberto Valente, Matteo Mureddu, Gian Domenico Pistonami, Davide Ricchiuto.
Nato a Pagani, residente a Cava de’ Tirreni, poi a Nocera Superiore ed infine a Sesto Fiorentino, Massimiliano Randino aveva preso parte a diverse missioni di pace internazionali in Kosovo,in Afghanistan e in Iraq. Il caporal maggiore era appena rientrato da una dozzina di giorni trascorsi in licenza in Italia e al momento della tragedia era appena atterrato a Kabul: il soldato ed i suoi commilitoni hanno perso la vita mentre, prelevati –come da prassi- da un furgone blindato e da una vettura di servizio, percorrevano la strada che collega l’aeroporto al comando di base.
Dal Nembo hanno fatto sapere che al momento dell’attentato Randino era “combat ready” , ovvero equipaggiato di tutto punto.
Il 23 dicembre 2009 con decreto del Presidente della Repubblica il caporal maggiore è stato insignito della Croce d’Onore alla memoria delle vittime di atti di terrorismo o di atti ostili impegnate in operazioni militari e civili all’estero, che è stata consegnata alla famiglia il 6 maggio 2010 dal Ministro della Difesa Ignazio La Russa, alla presenza del presidente Giorgio Napolitano, con la seguente motivazione:
«Paracadutista dalle straordinarie qualità umane e morali, comandato in missione di pace in terra afghana, nell’ambito dell’operazione ISAF, ha contribuito costantemente, con perizia e assoluta dedizione, al conseguimento degli obiettivi della missione. Militare dotato di eccelse virtu professionali, il 17 settembre 2009, nel corso di una attività di scorta all’interno dell’abitato di Kabul, immolava la sua giovane vita nell’adempimento del dovere, a causa dell’esplosione di un ordigno occultato proditoriamente su apposito automezzo che investiva il veicolo su cui era a bordo. Fulgidissimo esempio di sublime coraggio che, con il suo estremo sacrificio, ha contribuito in modo significativo ad accrescere il prestigio dell’Italia e della Forza Armata in ambito internazionale, tenendo alti gli ideali di pace e solidarietà.»
Enrica Granato RTALIVE